Le cefalee sono alla ribalta per la svolta epocale impressa nel trattamento dell’emicrania dagli anticorpi monoclonali antiCGRP e dal prossimo avvento di ditani e gepanti. Ma le cefalee sono oggi di stringente attualità anche perché rappresentano uno dei sintomi più frequenti – e talora temuti – in corso di infezione da Covid-19 o dopo l’assunzione del vaccino.
Nonostante uno straordinario progresso scientifico le collochi tra le patologie neurologiche più studiate e meglio curabili, le cefalee sono tutt’oggi in larga parte misconosciute e neglette. Eppure rappresentano la seconda più frequente e disabilitante patologia del genere umano. Perché? Le cefalee pagano il dazio di scarsa formazione, inadeguata comunicazione e perdurante pregiudizio, ma anche di una ricerca volta spesso ad un ambito puramente sperimentale e non di rado autoreferenziale. E’ necessario quindi re-immaginare il tema, proponendo nuove formule di indagine scientifica e di governo clinico. Formule che promuovano ricerca innovativa in ambito di sanità pubblica tramite la creazione di reti e registri nazionali che integrino le competenze degli specialisti universitari, ospedalieri e territoriali per produrre dati e numeri affidabili sul percorso clinico del paziente, sull’appropriatezza prescrittiva e sull’uso di risorse sanitarie. Come accreditare le cefalee tra le grandi patologie del genere umano? Ha senso parlare di prevenzione del mal di testa? Innovazione terapeutica e sostenibilità economica possono coesistere? Quali implicazioni avrà lo sviluppo del registro italiano dell’emicrania? Esistono predittori di risposta per una terapia personalizzata? Cosa c’è al di là delle cure farmacologiche nel trattamento delle cefalee? Di questo e di molto altro si dibatterà nel Congresso assieme ai più prestigiosi clinici e ricercatori internazionali e ad alcuni dei massimi esponenti delle Istituzioni sanitarie italiane.