QS: Cosa bisogna fare per una sanità a misura del cittadino ma anche di chi ci lavora

Gentile Direttore,
in relazione al PNRR e alla possibilità di modificare integralmente l’organizzazione sanitaria regionale, per renderla più vicina al cittadino, meno burocratica e più efficace serve, come si sta già facendo, analizzare le abitudini dei cittadini/pazienti e mappare la struttura sanitaria esistente, sia nella sua parte ospedaliera, sia nella sua componente legata al territorio.
 
Inoltre, sarebbe necessario disporre di una analisi sociologica dei comportamenti sanitari dei cittadini/pazienti per poter intervenire e innescare un cambiamento delle abitudini scorrette. Per il cambiamento serve una motivazione che superi le resistenze. Il coinvolgimento attivo del cittadino/paziente può essere un reale contributo al cambiamento di abitudini consolidate, ormai incasellate negli schemi del sistema sanitario attuale.
 
Avendo ormai da tempo effettuata la mappatura del sistema sanitario, va comunicato al cittadino/paziente come s’intende migliorare l’ubicazione degli ospedali o dei centri di diagnosi e cura di primo livello. Laddove si preveda un intervento strutturale importante, si dovrebbero ricostruire infrastrutture studiate ad-hoc, utilizzando i sistemi isocroni con la logica della “facile raggiungibilità”, ovvero il sistema che analizza il tempo necessario per raggiungere la struttura sanitaria. L’allocazione, inoltre, di “facilities” quali parcheggi o fermate di mezzi pubblici, permetterebbe di perseguire quella ottimizzazione delle risorse che determina il miglioramento delle cure e della loro percezione positiva grazie all’aderenza del paziente. 

Da una parte, la ristrutturazione urbanistica sanitaria e la programmazione delle strutture ambulatoriali sono il punto di partenza, per consentire, con l’apporto propositivo dei cittadini, di collocare sul territorio strutture facilmente raggiungili e interconnesse in rete.
Dall’altra, la necessità di garantire un adeguato rapporto medico-paziente e, se ritenuto opportuno, anche un approfondimento immediato di alcune problematiche specialistiche, favoriscono la tele consulenza tra medici di base e specialisti quale strumento per evitare inutili ritardi, dovuti a visite di approfondimento, spesso non indispensabili, fatta eccezione per alcune patologie specifiche.
 
Oggi la tecnologia e la telemedicina permettono tutto questo, attraverso il teleconsulto, la telediagnosi in alcuni casi, il tele monitoraggio, la teleassistenza e la tele nursing del paziente. Tutto questo ci permette di migliorare sensibilmente l’appropriatezza clinica ed organizzativa del Sistema Sanitario Regionale. Se il COVID 19 ha reso complicate tutte le attività dell’ospedale e del territorio, ha anche determinato nuove opportunità nel campo dell’assistenza, accelerando fortemente la Medicina Digitale. Tali aspetti sono previsti come punti strategici del recente Pnrr.
 
Se saremo capaci di ridisegnare sia l’urbanistica, sia i ruoli dell’Ospedale e del territorio, avremo finalmente il territorio e l’ospedale connessi H24 con una continuità assistenziale sia per le patologie urgenti, sia per la gestione del paziente cronico.
 
Ormai cominciano a funzionare ambulatori virtuali di supporto che prevedono la presenza del paziente, del medico di medicina generale e dello specialista in una visita in telemedicina congiunta, con grande soddisfazione del paziente che, per la prima volta, trova insieme il medico di medicina generale e lo specialista: “Un opportunità da non perdere”.
 
In questo modo, ridisegnando tutta la rete e potenziando le strutture ambulatoriali diagnostiche e terapeutiche, avvicinate di fatto al cittadino grazie a sistemi di collegamento ottimizzati, sia che si usino mezzi propri, sia mezzi pubblici, si può chiedere di cambiare le abitudini “perché conviene”.
 
Rimane ben inteso che questo approccio organizzativo è solo la base di un cambiamento di atteggiamento richiesto ai medici di medicina generale, ai medici specialisti territoriali/ospedalieri e agli operatori sanitari. Se si chiede al cittadino di cambiare abitudini “perché conviene”, si deve fare in modo che anche al personale sanitario “convenga” cambiare le proprie abitudini e consuetudine lavorative.
 
Questa convenienza non deve essere legata solo alla retribuzione economica, che d’altra parte è principalmente demandata al CCNL, ma deve ricomprendere la soddisfazione per il proprio lavoro, per il proprio ruolo e il senso di appartenenza ad un progetto che valorizzi le diverse figure professionali con le loro rispettive competenze. Oggi abbiamo la possibilità che ospedale e territorio possano diventare un tutt’uno che consenta una gestione integrata del paziente a 360°.
 
Il tutto con un sistema efficiente, strumenti tecnologici adeguati, un’organizzazione integrata di tipo verticale che preveda, altresì, un nuovo tipo di rapporto tra medico di medicina generale e specialista, tra medico e paziente e di conseguenza una nuova strategia di cura, di presa in carico e di assistenza clinico-terapeutica, che veda al centro il paziente e le associazioni dei pazienti.
 
Infine, il “patient engagement” rappresenta la strategia vincente per migliorare la soddisfazione del cittadino-paziente, che potrà verificare di persona l’efficienza e l’efficacia del nuovo sistema di assistenza e cura.
 
Franco Vimercati
Presidente della Federazione delle società medico-scientifiche italiane (FISM)
 
Antonino Mazzone

Vice Presidente FISM



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