Gentile direttore,
il rientro dalla pausa estiva non è stato particolarmente incoraggiante soprattutto per coloro che lavorano all’interno del comparto della sanità. Oltre ai problemi che gravano sull’intera collettività, quali la crisi energetica con le relative conseguenze e la non risolta pandemia COVID, i professionisti del settore sanitario si trovano ad affrontare tutta un serie di problemi che certamente trovano origine nel passato ma che la lunga parentesi pandemica ha contribuito a cronicizzare e che ora esplodono in tutta la loro gravità.
Si potrebbe iniziare dal problema delle liste d’attesa per numerose prestazioni e, in particolar modo, per quelle chirurgiche che, a causa del COVID si sono allungate sensibilmente divenendo insostenibili e minando alla radice la possibilità di garantire la corretta salvaguardia dello stato di salute dei cittadini. D’altro canto, lo smaltimento delle liste d’attesa presuppone la disponibilità di risorse umane in una misura tale che oggi non è ottenibile, sia per quanto riguarda le figure mediche, sia per quelle professionali, infermieristiche e tecniche. Ecco che entriamo nel merito del secondo problema.
La carenza di risorse umane ha una connotazione trasversale nel senso che molteplici specialità e reparti ne sono pesantemente affetti; tuttavia, i Pronto Soccorso e la Medicina d’Urgenza, più di altri, manifestano disagi non più sostenibili. L’emorragia di medici dai reparti di Pronto Soccorso, per lo più legata ad inadeguatezza delle retribuzioni, ha portato alla nascita di discutibili cooperative cui poi vengono appaltati i servizi di Pronto Soccorso a costi ben più rilevanti rispetto alle retribuzioni dei medici di ruolo con l’aggiunta della problematica del passaggio di consegne e la non costanza della qualificazione professionale. L’esito nefasto, eticamente discutibile oltre che economicamente disastroso, ci mostra lo scadimento qualitativo delle prestazioni erogate a costi, di gran lunga superiori per la collettività. Le Scuole di Specialità in Medicina d’Urgenza non hanno alcuna chance di contribuire alla soluzione del problema o, quantomeno, di limitarne l’impatto, dal momento che più della metà dei posti disponibili per gli specializzandi non sono coperti e il tempo per la necessaria formazione non rende disponibili le risorse che possono contribuire da subito a sanare le carenze. Questo dovrebbe far riflettere il legislatore anche sulla disastrosa deriva dei sistemi di gestione del rischio clinico e delle normative in tema di responsabilità del medico.
Numerose Società scientifiche affiliate a FISM, tra cui il FADOI e la SIMI, hanno già più volte portato all’attenzione delle Istituzioni il disagio dei reparti che, dopo aver sostenuto oltre il 70% del peso della pandemia, si trovano ora a dover coprire i turni del Pronto Soccorso, con una evidente dilatazione del numero di ore straordinarie lavorate e, purtroppo non pagate. Ironia della sorte, infatti, i soldi che mancano per pagare gli straordinari sono invece disponibili per pagare lautamente le cooperative. Che sia colpa dei diversi centri di costo?
Prima che l’intero sistema naufraghi, abbiamo immediatamente bisogno non delle solite e stantie promesse elettorali ma di ottimi salvagenti da realizzare in tempi brevissimi.
Disincentivare l’abbandono del sistema pubblico con idonei adeguamenti salariali, abbattere le liste di attesa, efficientare i reparti di Pronto Soccorso, riorganizzare in modo “virtuoso” le strutture del sistema sanitario. Le risorse rese disponibili dal PNRR potrebbero costituire una prima risposta adeguata a questa emergenza ma la sua impostazione strategica che orienta correttamente lo sguardo sulla medicina territoriale, rischia di trasformarsi nel classico “cavallo di troia” allorché, causa l’assenza di medici ed infermieri, le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità si troveranno a spostare Infermieri e Medici dagli Ospedali per poter funzionare, creando ulteriori disagi e aggravando i problemi. Ci spaventa l’idea di dover assistere allo svuotamento delle migliori risorse presenti negli ospedali per dar vita a servizi di assistenza sanitaria territoriale precari e insufficienti.
Su queste problematiche urgenti non ci sono risposte concrete ed immediate, nemmeno nei programmi elettorali messi a punto dai diversi partiti ma, per non implodere, il sistema ha bisogno di affrontare immediatamente e risolvere in tempi brevi questi problemi. Non si può più aspettare.
Per tutti i motivi sopra elencati, FISM quale rappresentante della larga maggioranza delle Società Medico Scientifiche mette a disposizione delle Istituzioni e del Sistema Sanitario tutte le proprie competenze ed energie per identificare e contribuire a realizzare interventi concreti volti alla risoluzione dei problemi che minacciano la sopravvivenza del sistema sanitario pubblico.
Franco Vimercati Presidente FISM
Antonino MazzoneVicepresidente FISM